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La lingua locale

Il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è l’inevitabile segno che ci fa dire che apparteniamo ad un certo luogo, ad un certo tempo e che ci identifica e ci colloca nel posto preciso della nostra storia personale. Il dialetto rappresenta la nostra etichetta, le nostre radici, la nostra carta d’identità.
Il dialetto è l’espressione di un popolo. Amare il dialetto, usarlo nel nostro quotidiano, insegnarlo ai nostri figli, significa amare noi stessi, significa essere possessori di una grande eredità: l’eredità della nostra storia.
E’ importante conoscere la lingua nazionale come strumento di comunicazione, ma la diversità socio-culturale fra le diverse comunità italiane è una ricchezza che va mantenuta, difesa, valorizzata e divulgata. Il dialetto possiede una forza espressiva e descrittiva genuina che scaturisce dal suo verismo; lo strumento che meglio esprime sentimenti, valori, culture, speranze, con cui ripercorrere i sentieri della memoria drasticamente inquinati dalla frenetica vita moderna.
“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini. Egli vedeva nel dialetto l’ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. Come tale doveva e deve essere “protetto”. 

Origine dei soprannomi di Monteparano

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Scritto da admin
Categoria: La lingua locale
Pubblicato: 24 Febbraio 2024

Per secoli i soprannomi sono nati dalla fantasia popolare, che colpiva i suoi membri con un nomignolo spesso denigratorio, svalutativo, se non proprio ingiurioso. Ma avevano anche una funzione distintiva, là dove erano presenti omonimie o persone provenienti da altri luoghi. Spesso il soprannome evidenziava la diversità, nella lingua, nel colore della pelle, nelle abitudini e nei comportamenti e non si limitava alla persona interessata ma si estendeva anche alla progenie. 

I soprannomi di Monteparano non vengono meno a queste caratteristiche, anche se talvolta la peculiarità di qualche soprannome non rientra negli schemi e va ricercata nella sua originalità. Proprio in queste situazioni è necessario chiedere aiuto ai lettori, gli unici che possono aiutarci a far chiarezza sul significato (e di conseguenza sull'origine) di determinati soprannomi.

Grazie al contributo dei lettori provvediamo a spiegare l'origine di molti dei soprannomi locali. Questa pagina sarà continuamente arricchita dalle nuove informazioni che arriveranno.

Per un elenco dei soprannomi locali andare a leggere Soprannomi di Monteparano: l'elenco

 

SOPRANNOME ORIGINE SEGNALATO DA ...

Carsunese, Faggianotta, Urtagghiesi, Rucchese, Savaiola, Poppitu, Cutrunna etc. 

Soprannomi che indicano la provenienza geografica della persona interessata.

Redazione

Cuzzaluru, (lu) Furnaru, (ti li) Bomboli, (lu) Dazieri, (lu) Militi, Precamuertu, Sacristanu, Ti l'ovi,  Uardianu, Uccere, ziu Monicu

Soprannomi che indicano il mestiere o l'attività svolta dalla persona interessata o da parenti stretti

Redazione

Bacchettoni, Busciardu, Corpu ti mille bombe, Ciccioni, Gnuru, Gnora, Iammelonghe, (la) russa, Muntoni, Maccarroni, Morettu, 'Mbriaca, Recchipanni, Santubillu, Uecchi ti lupu, Uecchi ti licini,   

Soprannomi che indicano una caratteristica fisica o comportamentale della persona interessata, talvolta anche una imprecazione che era solita fare.

Redazione

Uapponi

Il nonno Gaetano D'Ippolito aveva dei bei baffoni, ed era ben piazzato fisicamente, di statura media, ma con uno sguardo molto serio. Era un tipo che non si faceva passare la mosca sotto al naso, da qui il soprannome "Caitanu lu uapponi".

Gaetano D'Ippolito (nipote)

CiòCiò

Addolorata Cavallo era mia nonna, era nata nel 1889 ed era l'unica figlia femmina di Pietro Cavallo e di Pasqualina Cuscela. Aveva tre fratelli, due più grandi e uno, Antonio, più piccolo di lei di ben otto anni, essendo nato nel 1897. Il piccolo Antonio era molto legato alla sorella e stava sempre con lei. Non parlava ancora molto bene, per questo quando chiamava la sorella invece di dire "Sòsò ..." diceva "CiòCiò ... ". E così nacque il soprannome di "Nunna 'Ndulurata!

Salvatore Renna (nipote)

Pinsieri

Cosimo Lapesa, mio nonno, era nato nel 1906 e aveva 9 figli. Non era facile crescere tanti bambini quando le finanze erano modeste. Nonno Cosimo era spesso preso da queste preoccupazioni e quando qualcuno gli chiedeva "Ce tieni, Cò!", lui era solito rispondere " Pinsieri". E così è nato il soprannome.

Isabella Lapesa (nipote)

Mascjonna
Michele Prof. Blasi detto Micheli mascjonna perché da piccolo, quando lo inseguivano, invece di dire " Madonna Madonna" , pronunciava "mascjonna mascjonna".

Mimino Vizzarro

Castagnino
Come è nato il mio soprannome?
In prima media alla Mazzini, a Taranto, il mio compagno di banco mi invitò a casa sua perché suo padre, Gaetano Castagnino, aveva insegnato per molti anni alle elementari di Monteparano.
Dopo avermi ospitato a pranzo, il maestro mi forni l'elenco della sua ultima quinta e mi pregò di recare un saluto a tutti i suoi ex alunni che ricordava con affetto.
Portai il saluto a tutti ed uno in particolare, pace alla sua anima, ogni volta che mi incontrava mi "sbeffeggiava" chiamandomi "Castagnino"..

Mimino Vizzarro

(la) Romana
Questa volta il termine non indica la provenienza geografica, ma il fatto che Isabella Maria Immacolata Palazzo, nata a Monteparano il 03/12/1908,  per un lungo periodo soggiornò a Roma per curare dei problemi agli occhi. Al suo ritorno fu soprannominata Maria "la Romana"

Mariarita Russo (nipote)

 
 
 

Intervista ad Antonio Ricchiuti

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Scritto da Antonio Ricchiuti
Categoria: La lingua locale
Pubblicato: 22 Febbraio 2012

Presentando la mia raccolta di versi "Sotto il cielo di Monteparano" in vernacolo monteparanese, ho constatato, con piacere, tanti riscontri positivi ad ogni livello, aldilà delle mie stesse ragionevoli aspettative. Sono rimasto davvero sorpreso della favorevole accoglienza che l’opera ha avuto. Ciò dimostra che Monteparano ha fame di quelle conoscenze, possibilmente anche artistiche, che caratterizzano la nostra Comunità. 

Questa è oggettivamente piccola, per cui non dispone di grandi mezzi materiali, ma noi monteparanesi disponiamo di quel patrimonio invidiabile che è la “creatività”, che può (senza obbligo) alimentarsi della linfa del passato, succhiando dalle nostre radici quella “pappa reale” che è la “nostra storia”, che ci rende unici ed irripetibili: monteparanesi doc.

Mi piace spesso riportare l’immagine gentiliana di un albero maestoso, la cui rigogliosità dipende dalle radici: tanto più svetta la sua chioma verso il cielo, quanto più le radici sono profonde. D'altronde, nascendo siamo entrati nella storia, abbiamo ereditato quella parte di vissuto d’altri che ci hanno generato; a noi monteparanesi del Terzo Millennio è affidata la memoria storica dei nostri padri, di quegli avi che scelsero di insediarsi su quest’altura, coltivandone la terra e tramandandoci i loro valori. Ora è nostro compito condividere, adeguare, modificare, comunque arricchire, quel bagaglio di usi e costumi che ci appartiene per diritto storico.

L’incontro dell’autore con i ragazzi della scuola di Monteparano, allargato agli stessi di Roccaforzata, è stato un vero successo di partecipazione attenta ed entusiasta. Così che quando si è aperto il dibattito, dando la parola ai ragazzi per l’intervista all’autore, le domande sono arrivate abbondanti e disparate, come l’acqua di un temporale estivo. Ho provato a ricordarle tutte, ma mi sono fermato solo a ventotto quesiti, su un numero molto più consistente di interventi. Qui di seguito cerco di dare risposte alla sostanza di alcune domande, formulate con parole diverse.

Perché un libro in dialetto monteparanese? "Ci sono momenti della storia in cui s’avverte il sapore della conquista, assecondato dalla nobiltà del tempo, che magicamente realizza quei sogni individuali e collettivi, gli stessi che finiscono col caratterizzare sempre più una Comunità. Tante volte ho sognato di realizzare qualcosa di culturalmente significativo, capace di rinverdire i fasti paesani ed onorare la memoria dei nostri antenati, che hanno reso grande questa Comunità. Questa scelta mi è sembrata una risposta adeguata e necessaria, dal momento che era un tassello vuoto nella Nostra Storia. Tengo a precisare, comunque, che personalmente non scrivo su commissione, ma seguo quel sottile istinto individuale che sottende i desideri artistici".

Non ci sono altri modi per onorare il proprio paese? "Ho visto paesi che vanno giustamente fieri dei loro monumenti artistici ed architettonici; altri che si realizzano nel campo della modernità; chi, invece, crede di potersi caratterizzare per la ricerca tecnologica e chi nel far rivivere antichi sogni. Oggettivamente non credo che Monteparano sia nella condizione di far rivivere fasti architettonici o artistici di cui la Storia non ci ha reso ricchi; né penso che possa imporsi all’attenzione delle altre comunità con specificità tecnologiche o modernità generiche. Ma non posso fare a meno di pensare che anche a noi, “pellegrini nel tempo”, sia possibile lasciare un’orma nella storia con la creatività artistica che richiede pochi mezzi economici, ma tanta, proprio tantissima capacità inventiva. Ecco le ragioni della poesia. D’altronde non credo che ci sia chi abbia il MONOPOLIO o la ricetta magica per realizzare ciò che serve a Monteparano; siamo tutti stimolati a dare il nostro contributo producendo al meglio ciò di cui siamo personalmente capaci, in qualsiasi campo, tutti degnamente rispettabili".

Tu credi veramente che la poesia sia capace di far rivivere i valori del nostro passato? "L’arte cerca di esprimere vissuti inconsci depositati nel profondo di ognuno di noi. L’opera, quindi, si presenta come la pizzicata di una corda di chitarra capace di risvegliare i ricordi, richiamando più nitidamente in vita ciò che è confuso nella memoria. Da quel momento il passato abbandona la sua staticità cronologica, apparentemente inalterabile, per rivivere in immagini e figure che solo la fantasia poetica può ricreare, evidenziando quegli antichi valori condivisi la cui assenza, come il sole d’inverno, si avverte quando manca. Ed il presente diviene l’essenza dei sogni, la realizzazione dell’immaginario collettivo; anche il futuro si accorcia per vivere nel reale come una contemporaneità senza tempo".

Qual’è, dunque, a tuo parere, la funzione del poeta in quest’opera? "Il poeta, l’artista che ricrea il mondo, lo scompone e ricompone a proprio piacimento, ha riproposto luoghi, uomini, sentimenti che fanno parte del vissuto proprio o collettivo, proponendo immagini filtrate dall’emozione personale, fissate nella lingua madre: il vernacolo monteparanese. E la grandezza dell’opera si coglie nel binomio ben riuscito di contenuto e forma, una sintesi che si eleva sulla materia informe per plasmare la stessa, dandole respiro universale e connotazione riconosciuta, apprezzata, imitata. Quest’opera sembra combinare le due anime dell’autore: “homo faber” e contemporaneamente “sapiens”, capace, cioè, di realizzare quella scintilla di soprannaturale che ci permette, seppure in modo imperfetto, di imitare la libera creatività divina".

Perché hai presentato il tuo libro prima agli adulti e poi ai ragazzi di età scolare? "Un mittente, che ovviamente conosce la semantica del proprio messaggio, cura che la scelta del destinatario non sia casuale, ma in funzione del comune codice interpretativo; perciò ho ritenuto opportuno declamare composizioni diverse in ragione della omogeneità del pubblico.


A cosa è dovuta l’attenzione e l’educato silenzio con cui i ragazzi hanno ascoltato le poesie dialettali? "Troppo spesso, a mio parere, si parla per luoghi comuni, dall’alto della nostra maggiore età dispensiamo facili giudizi negativi che non hanno riscontro nella realtà. Ecco che ci prende la meraviglia a vedere tanti ragazzi attenti e partecipi a fatti culturali in cui SOLO NOI ADULTI NON CREDIAMO. Eppure, a rifletterci, noi siamo i loro EDUCATORI. Vuoi vedere che si sono capovolti i ruoli? I ragazzi di oggi sono i ragazzi di sempre, i cuccioli dell’uomo con tanta voglia di conoscere, capire, imparare, specialmente quando gli argomenti li toccano da vicino, trattando quel mondo che appartiene particolarmente ai loro nonni tanto amati dai nipoti; né può meravigliare se qualche volta la loro partecipazione si esprime in modo un tantino “effervescente”. Vanno comunque lodati i loro insegnanti, troppe volte dimenticati, per aver preparato l’incontro con entusiasmo e professionalità, facendo vivere ai ragazzi il piacere dell’attesa".

A sentirti parlare di tale evento mi sembri entusiasta; ma è sincero questo tuo stato d’animo? La sincerità mi è connaturata, anche quando mi costa il raffreddamento di rapporti amicali. E’ vero, sono entusiasta per il modo in cui è stata accolta questa mia opera. Ti aggiungo di essermi commosso quando la parola è stata data ai ragazzi. La genuinità e spontaneità, senza trascurare la qualità e quantità, delle loro domande mi ha particolarmente toccato. La loro attenzione non è quasi mai calata, neppure quando ho declamato la lunga composizione del San Giuseppe.

Hai parlato di silenzio educato evidenziando la cura e preparazione degli insegnanti, non lo davi per scontato? "Certamente! Ma quando evidenzio quest’aspetto mi riferisco a quel rapporto privilegiato di empatia che ho notato tra i ragazzi ed i loro insegnanti; come posso tacere il caso di quell’insegnante impegnata a tradurre quasi in simultanea alcuni termini poco chiari per i suoi giovani allievi? La stessa “cascata di interventi” evidenziava una preparazione già ben curata in classe.


La professoressa Enza Musardo ha parlato del dialetto come della nostra lingua madre, non crede che questo messaggio possa creare confusione tra studenti che si esercitano nell’apprendimento e perfezionamento dell’Italiano? "Assolutamente no! Infatti, se consideriamo le radici stesse della nostra lingua nazionale, ci convinciamo che le tante lingue madri spesso hanno contribuito in modo determinante alla nascita ed evoluzione della lingua italiana, senza per questo essere cancellate, ma sono coesistite per secoli, ben sapendo che una lingua non è solo un esercizio fonico o scritto, ma porta con sé valori e vissuti impressi in modo permanente nello strumento linguistico, oserei dire ch’essa è la sedimentazione relazionale del vissuto di una comunità, in questo caso di Monteparano e di molti altri centri del versante orientale della provincia di Taranto.

Presentato il libro di poesie "Sotto il cielo di Monteparano" di Antonio Ricchiuti

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Scritto da admin
Categoria: La lingua locale
Pubblicato: 18 Febbraio 2012

Venerdi scorso, 17 febbraio, si è svolta la presentazione del libro di poesie in vernacolo di Antonio Ricchiuti "Sotto il cielo di Monteparano". La manifestazione si è tenuta nell'androne della scuola media "Madonna della Camera" davanti ad una folta platea di alunni delle scuole di Monteparano e Roccaforzata. Erano presenti il Dirigente Scolastico, prof. Massimo Romandini, la prof.ssa Enza Musardo Talò, il Sindaco Mimmo Birardi e l'ass. Isabella Lapesa.

Molto applaudito l'intervento di Antonio Ricchiuti, che ha recitato alcune delle sue poesie-favole in vernacolo e poi ha risposto alle numerose domande dei giovani alunni. La manifestazione, dal titolo emblematico "La lettura nuoce gravemente all'ignoranza", era finalizzata anche all'apertura ufficiale della nuova Biblioteca Civica di Monteparano, allestita al piano superiore dell'edificio che ospita la scuola media, allestita grazie al decisivo impulso dell'Amministrazione Comunale e che è stata approntata anche grazie all'impegno del prof. Ricchiuti che, coadiuvato dall'ins. Anita Vivacqua, ha provveduto alla catalogazione degli oltre 2000 testi attualmente in dotazione. Gli  alunni potranno usufruire della Biblioteca al mattino (è già iniziata l'attività di prestito) ed è prevista inoltre l'apertura pomeridiana per la cittadinanza.

Soprannomi di Monteparano: l'elenco

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Scritto da admin
Categoria: La lingua locale
Pubblicato: 01 Marzo 2009

Ecco un elenco alfabetico dei soprannomi di Monteparano. Ognuno di essi ha una storia dietro che andrebbe raccontata. Invitiamo tutti i monteparanesi che vogliano raccontare l'origine del proprio soprannome a farlo tramite la nostra pagina Facebook o inviando una mail all'indirizzo postmaster@monteparano.com . La pubblicazione avverrà in questa pagina con l'indicazione dell'autore.

 

Soprannome

A

Animalonga, Angilecchia, 

B

Babbasenu, Baroni, Bucchinu, Bianchinu, Ballirottu, Barbabbianca, Bacchittoni, Battipompa, Busciardu, (ti li) Bomboli, Ballirottu, 

C

Cavaddu Pizzatu, Canzirroni, Cucciuloni, Cipoddi, Climenti, Corpu di mille bombe, Cucuzza, Cazzottu, Ciòciò, Cazzizzra, Ciaccia, Curciulu, la Cicula, Cientullicchiu, Catinu, Cusctioni, Cannilora, Crisctu rruzzatu, Craparedda, Ciuciulla, Ciccioni, Cuzzaluru, la Cutunna, Conci Conci, Cavallone, Cuzzone, Casittara, Castagnino, 

D Dindirindì, (lu) daziere, 
E  

F

Famulu, Folilea, Faggianotta, Furasctera, Facci gnuru, Fattaccasa, Fiscchettu, la Falotica, lu Furnaru, Fifì, Fizzuddu, 

G

Giardinu, Gnuru, Gnora, Gesafatta,

I

Iattodda, Iammlonghi, Iammninni,

L

Lampatina, Lassimiscè, (la) russa, 

M

Maiulo, Militi, Muscriddoni, Moru, Malerba, Muntoni, Maccarroni, Monica, Minghisci, Mienzuchilu, Marcantieddu, Morettu, Mafioni, Mbriaca, Muccuverdi, Minichinu, Masciulino, Marcuvitu, 

N

Ndiana, Nturtogghia, Ngecca, Nardurilla, Ngeccapaula, Nzipò,

O

 

P

Purpiettu, Pissicchiu, Pizzicu, Popptu, Palazzoni, Pizzintina, Precamuertu, Patoni, Pitatedda, Puzza  Puzza, li Pasctiddi, Pizzoni, Pippinella, Pisciotta, Piscia vummili, Pizzozzra, Pizzulletta, Patrangelica, Pagghiara, Priora, Pezzi Pezzi, Pinsieri, Pupu ti zzucru, Piscriddi, 

Q

Quintali,

R

Recchi panni, Russu, Rischiocca, Rumpiculu, Ragazzina, Riccu,  Ricchiddoni, Racanieddu, Rrancapani, (la) Romana,

S

Saponi, Scardoni, Scardanglese, Surgicchiu, Sacrisctanu, Scazzetta, Scarcioppla, la Savaiola, Sicilianu, Scarfafavi, Salinieri, Santubillu, 

T

Trenta Nuceddi, Tumba, Tramuntana, Ti l’ovi, Truttatori, Tre cravuni, Trappagghioni, 

U

Uardianu, Uapponi, Uecchi ti lupu, Uecchi ti licini, (la) Urtagghiesi, Uccere, 

V

Vengassù,

Z

Zunghiti, Zangoni, Zuculieddu, Ziu Monicu

 

Il dialetto

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Scritto da admin
Categoria: La lingua locale
Pubblicato: 24 Maggio 2007

Tra tutti i Paesi europei l'Italia è quello che ha il maggior numero di dialetti. Naturalmente c'è una spiegazione storica di questo fenomeno. Il ritardo con cui il nostro Paese è giunto all'unificazione nazionale (solo nel 1861) ha consentito il proliferarsi e il consolidarsi di tante parlate locali, risultato dell'incontro nel tempo di tante culture e lingue diverse.

Per questo i dialetti italiani sono anche molto diversi tra loro: accanto ad un comune denominatore latino (conseguenza dell'unificazione della penisola realizzata da Roma duemila anni fa), c'è una grande varietà di linguaggi , derivanti da quasi mille anni di invasioni straniere diverse nelle varie zone della penisola.

Ecco perché, nel 1861, i piemontesi che unificarono il nostro Paese non comprendevano le lingue meridionali, con i quali avevano in comune solo una parte minima del vocabolario. Nello stesso tempo, lo stesso Re d'Italia, Vittorio Emanuele II, parlava stentatamente la lingua italiana e si esprimeva più spesso in dialetto piemontese. D'altra parte fu proprio una lingua regionale, la lingua "toscana", che fu elevato al rango di lingua nazionale, dal momento che il latino, a cui storicamente sarebbe spettato questo compito, era ormai una lingua "morta", non più utilizzata nella vita quotidiana. Le altre lingue locali, da quel momento, furono declassate a "dialetti".
I vari dialetti italiani non sono quindi delle "sottolingue" della lingua italiana, o la lingua degli "incolti" che non conoscono la lingua italiana, ma sono dei linguaggi "autonomi", con legami consolidati con la lingua nazionale (il dialetto toscano), per la comune origine latina. Il dialetto è, quindi, a buon diritto una lingua neolatina, nata dall'evoluzione del latino parlato; non è, invece, un linguaggio inferiore o rozzo di cui vergognarsi, né una deformazione della lingua italiana. Quello che sembra un linguaggio sgrammaticato, in realtà ha una sua struttura grammaticale organica, una sua sintassi, un suo lessico e regole non meno rigorose e precise dell'italiano o di qualsiasi altra lingua. Cogliere questo spirito del dialetto significa imparare ad amare il nostro linguaggio ed esserne orgogliosi.

A dimostrazione che il dialetto è una lingua autonoma, riportiamo alcuni termini dialettali locali che derivano direttamente dalla lingua latina e che non esistono nella lingua italiana:

Dialetto Italiano Origine
Cirasa ciliegia lat. ceresia
Acriestu selvatico lat. agrestis
Calapricu pero selvatico lat. calabrix
Ccòmmiri appoggiare, posarsi per dormire lat. accumbere
Cìgghiu pungiglione di ape o vespa lat. cilium
Crè domani lat. cras
Ddiscitari svegliare lat. excitare
Farnaru setaccio lat. cribrum farinarium
Frati fratello lat. frater
Intra dentro lat. intro ad
Lampascioni cipolla selvatica, lat. lampadio-onis
Llucèsciri albeggiare, fare giorno lat. allucescere
Nzurari sposarsi lat. inuxorare
Scanari impastare la pasta per il pane lat. explanare
Sciotta brodaglia lat: jotta
Sori sorella lat: soror
Sputacchia sputo lat: sputaculum
Sroca suocera lat: socra
Strafucari soffocare, mangiare avidamente lat: extra offocare
Tiestu tegame di creta lat: testus
Trasè entrare lat: transire
Piscrai dopodomani lat. bis cras
Poppitu abitante del retroterra leccese lat. post oppidum

 

Il nostro dialetto, comunque, conserva anche il ricordo delle dominazioni francese e spagnola, che a partire dalla fine del 1200 si insediarono in Italia meridionale. Ecco alcuni esempi:

Dialetto Italiano Origine
poscia tasca fr. poche
buatta scatola di latta fr. boîte
uertu giardino, orto sp. huertas

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