Feste religiose
Le feste religiose cristiane, e in particolare la festa patronale, costituiscono una parte importante del patrimonio culturale delle nostre comunità, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
Quando si parla di feste patronali vengono in mente processioni, bande, cassarmoniche, bancarelle, giostre e fuochi d’artificio. Nella cultura contadina queste feste rispondevano al desiderio e alla necessità vitale dell’uomo di dare spazio alla spiritualità e alla socialità, attraverso manifestazioni di gioia, per interrompere la monotonia del quotidiano. Un momento di forte identificazione in cui tutta la comunità si sentiva, a vario titolo, naturalmente coinvolta. Molte persone che vivevano lontane per motivi di lavoro o di studio tornavano proprio in concomitanza della festa, spesso affrontando lunghi viaggi, per essere presente a questo importante evento di vera appartenenza identitaria di un popolo.
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Ormai da diversi anni non si festeggia più a Monteparano la festa del Cristo Risorto. Un tempo invece si festeggiava e la gente partecipava numerosa. Si trattava di una festa solamente religiosa, dopo la Messa si portava in processione per le vie del paese la statua del Cristo Risorto. Vediamo alcune immagini di una processione degli inizi degli anni '60. Si riconoscono un giovane Don Vincenzo Macripò, da poco nominato parroco al posto di don Tommaso Rota, il sindaco Ciro Ante, l'assessore Cosimo Lacava, i vigili urbani Francesco Lacava e Giuseppe Valleri (Ciccillu la 'uardia e Pippinu la 'uardia).
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- Scritto da Andrea Galeone
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Il culto dei santi Medici Cosma e Damiano nella nostra Comunità, secondo quanto risulta da alcune testimonianze raccolte tra i nostri anziani, è iniziato in modo solenne il 27 settembre 1946. Le due statue dei santi Cosma e Damiano, che oggi troneggiano nella cappella laterale sx della Chiesa parrocchiale , hanno una storia di fondamentale importanza per la diffusione del culto riservato ai Santi. Furono commissionate a dei maestri scultori di Ortisei di Val Gardena, la ditta “Insam et Prinoth” alla fine del 1945 dal Comitato cittadino capeggiato da Angelo Sinisi, detto “Mestr’Angiulino”. Perché Angelo Sinisi?
Alla fine del 1944 il nostro Angelo fu chiamato dallo zio don Cosimo Moscatelli (Bunarieddu), arciprete di Monteparano, a costruire in chiesa il tradizionale presepe. Poiché Angelo di giorno faceva il falegname, poteva dedicarsi alla costruzione del presepe solo di sera. L’annata era gelida, ma Angelo mantenne l’impegno con don Cosimo e anche se al freddo costruì con la solita maestria il “presepe grande”. Angelo per il freddo si ammalò di polmonite, che mal curata per i mezzi dell’epoca, sfociò in pleurite. Malattia da cui il nostro Angelo non riuscì mai più a guarire del tutto. Nella primavera del 1945 le condizioni di salute di mestr’Angelo si aggravarono a tal punto che entrò in coma. I familiari disperati cominciarono ad organizzarsi per il peggio. Fu chiamato anche don Cosimo per l’estrema unzione. La suocera Peppina Fina, portò una immagine dei santi Medici e la sera, come era usanza un po’ in tutte le famiglie, fece un piccolo altarino e con i vicini di casa recitava il Santo Rosario e rivolgevano preghiere particolari ai santi Medici, chiedendo la loro intercessione presso il Signore per la guarigione del genero. Una notte Lucietta sentì fermarsi una carrozza davanti casa e bussare alla porta. Dal finestrino-spioncino guardò fuori e vide due giovani che chiesero di entrare per visitare il malato. Peppina aprì la porta, ma non voleva far entrare i due ragazzi perché il genero era in coma, ma sembrava riposasse sereno. I giovani insistettero e la nostra Peppina li fece entrare. Allora porte ce n’erano poche nelle case e gli ambienti erano separati da tende. I due giovani si avvicinarono al letto, alzarono le lenzuola, toccarono il malato, e rivolti alla nonna dissero di non avere timore che sarebbe stato meglio. Salutarono e andarono via. Nonna Peppina (raccontano i nipoti) garantiva di averli visti, che era sveglia e non era un sogno. Che addirittura aveva chiesto ai due giovani chi fossero e la risposta fu: siamo Cosimo e Damiano. La mattina seguente, Lucietta, moglie di mestr’Angelo, di buon mattino si sente chiamare da una voce flebile. Si affaccia alla stanza da letto e vede il marito seduto sul letto che le chiede da bere. Era madido di sudore, come se fosse uscito in quel momento da una vasca da bagno. La moglie premurosa gli porta da bere chiedendogli come si sentisse. Angelo rispose che era spossato ma si sentiva meglio, e chiese alla moglie chi fossero i due giovani ai piedi del letto che gli avevano ordinato di alzarsi. Lucietta pensò che stesse delirando e chiamò don Ciccio Pazienza per verificare lo stato di salute del marito. Don Ciccio stesso non seppe darsi spiegazione alcuna, ma si felicitò per l’ improvviso miglioramento dello stato di salute di mestr’Angelo, tanto da sembrargli una miracolosa guarigione.
Angelo riprese pian piano la sua normale vita di tutti i giorni, lavorando e glorificando il Signore. Aveva in animo però di ringraziare i giovani che aveva visto vicino al letto, e col contributo della cittadinanza, commissionò le statue che oggi veneriamo nella nostra Chiesa parrocchiale. Le statue arrivarono alla fine di agosto alla stazione ferroviaria di Grottaglie. Da Grottaglie a Monteparano furono trasportate su un traino accompagnate da devoti e dai Confratelli del Rosario. Arrivate le statue i Monteparanesi pensarono subito di organizzare dei solenni festeggiamenti. La 1^ festa costò 146.000 lire. La commissione era formata da Angelo Sinisi, Gaetano Principale (Marcovito), Paolo Principale, Peppino Renna , Salvatore Toma e Germano Vizzarro. L’illuminazione era di Vincenzo Memmola, il nonno del nostro illuminatore di quest’anno. In Piazza Castello, suonava la banda di Acquaviva delle Fonti.
Per anni la festa è coincisa con la solennità liturgica che si celebra il 26 settembre. Poi la data è stata fissata alla prima settimana di giugno, vicino alla solennità dell’Ascensione, periodo in cui molti Monteparanesi andavano a piedi al santuario di San Cosimo alla Macchia. Negli anni passati molti fedeli seguivano la processione portando lungo l’intero percorso dei grandi e pesanti ceri, camminando scalzi.
Ecco altre immagini della prima festa del 1946.
Addobbo in chiesa realizzato dalla ditta Salicandro di Francavilla Fontana. Come si può vedere tutte le pareti sono ricoperte da drappi, uno spettacolo sicuramente maestoso e affascinante. |
Nella foto della processione i portantini sono a sinistra Emilio Pisarra, a destra Michele Lillo. al centro c'è Angelo Sinisi (protagonista della nascita della festa), mentre il confratello è Giuseppe Lacava detto Pacciarieddu. |
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Fu l’arcivescovo tarantino Tommaso Caracciolo che per primo introdusse nella sua diocesi il culto per San Gaetano, il santo dei miracoli e della provvidenza. Ma l’intera comunità monteparanese volle questo santo come suo patrono quando, nel 1655, giunse il flagello della peste, che seminò la morte e il terrore in ogni angolo del regno di Napoli. Tutte le province del regno di Napoli vennero colpite dall’immane calamità, ma, come per miracolo, Taranto e i paesi vicini, specialmente Monteparano e Lizzano, furono risparmiate. Le cronache del tempo riferiscono di un evento che accade proprio nel 1656 nella cattedrale di Taranto: in una delle cappelle vi era la preziosa statua di San Gaetano che durante una sacra funzione manifestò sul volto un bubbone, segno della peste che si stava diffondendo ovunque, ma da quel giorno Taranto e i paesi limitrofi furono miracolosamente risparmiati da quella triste epidemia.
Da allora, Monteparano ha conservato inalterato il culto per quel santo a cui è dedicata una cappella nella chiesa parrocchiale Maria SS. Dell’Annunziata, la prima a sinistra scendendo dal Capo altare. La statua che orna la cappella è recente fattura in quanto quella più antica, fatta fare a Napoli verso la fine del 1600, si ruppe nell’estate del 1929, cadendo durante una processione penitenziale per le campagne del paese, arse da una lunga siccità. Questo avvenimento, a detta dei più anziani, fu causa di lunghe penitenze: la gente fece digiuni, in ogni casa si accesero lampini e si recitarono tridui, novene e "tredicine" in onore di San Gaetano, sia in chiese che nelle abitazioni, perché si pensava che il santo in qualche modo fosse adirato con i suoi devoti. Sul posto in cui avvenne il triste episodio, Giuseppe Renna, cittadino monteparanese, volle edificare una colonna devozionale in tufo, con una nicchia in cui fu posto un piccolo quadro con l’immagine del santo. L’antica statua fatta restaurare, venne trasportata e situata nella cappella centrale del Cimitero Comunale.
L’attuale cappella di San Gaetano fu edificata nel 1866 lo si evince dall’iscrizione che si legge nella nicchia in cui si trova la nuova statua del Santo. "A SAN GAETANO MONTEPARANO ANNO 1866". Sempre nella cappella, sul lato destro, là dove oggi è situato l’organo, vi è un’altra nicchia più piccola che custodisce una reliquia del santo patrono, racchiusa in una teca di ferro finemente lavorata e che fu acquistata, forse a Napoli, nel 1875 dal marchese, Francesco Bozzi Corso. La reliquia consiste in un pezzo di saio del santo su cui è stato ricamato in seta il volto del Santo; più sotto vi è, invece, un pezzo di carta pergamenacea con alcune parole poco chiare nel significato: "S. Chi…Don Gaietano". Sempre su questo lato della cappella si osservano pure due lastre marmoree con iscrizione di epoca diversa, la prima dice: " Questa reliquia fu acquistata dal Mar. di Monteparano Francesco Bozzicorso nell’anno 1875".
L’altra, invece, recita: “Smarrita fu recuperata nel 1905 da Gaetano Margherita fu Francesco il quale la dona alla parrocchia sopportandone le spese - Anno del Signore 1909" |