Nella foto si vede un nostro giovane compaesano ritratto in Albania nel 1939. L'occupazione dell'Albania è un argomento che è stato trattato molto poco nei testi di storia, quasi si volesse dimenticare l'episodio che avrebbe portato dopo un anno allo scoppio della 2^ Guerra Mondiale.

Denominata con timidezza "operazione per l'annessione" nei testi militari, la campagna d'Albania del 1939 non fu altro che la prevaricazione del più forte (l'Italia di Mussolini) sul più debole (l'Albania di re Zog), il quale ultimo rifiutava una presenza italiana che si prometteva minacciosa, mentre Mussolini e il governo di allora intendevano preservare una sfera di influenza italiana abbastanza spiccata in Albania e che aveva le sue radici nella precedente occupazione italiana dall'ottobre del 1914 fino al 1920.
All'interno dell'Albania, paese povero e con una economia che stentava a decollare, vi erano delle componenti fautrici di una più massiccia presenza italiana in Albania. Una di queste era il clero cattolico, disseminato nel paese a capo di scuole cattoliche direttamente sovvenzionate dal governo di Roma. Anche una parte della borghesia vedeva di buon occhio la presenza italiana poiché preventivava un incremento di traffici e maggiori possibilità di commerci. Contrario ad una maggiore presenza italiana era re Zog, timoroso che il suo regno si trasformasse in un protettorato italiano, e una parte della borghesia locale che temeva la sopraffazione della più debole industria albanese a confronto di quella italiana. A questi motivi di tensione interna si aggiungevano motivi di ordine internazionale, come ventilati accordi italo-jugoslavi a danno degli albanesi o una paventata maggior influenza della Germania, che era presente in Albania attraverso l'ambiente austro-ungarico.

Nel gennaio del 1939 la situazione albanese, arrivata a un punto incandescente, poteva prendere due direzioni: o la sostituzione di re Zog con un principe italiano, oppure la spartizione dell'Albania tra l'Italia e gli altri stati confinanti. Per evitare questa seconda ipotesi con i conseguenti intralci di complicati accordi internazionali, Roma inviò a Tirana una bozza di trattato di alleanza che poteva quasi essere considerato un mandato italiano in Albania e che incontrò forti resistenze da parte delle autorità albanesi, che infine lo respinsero. Nonostante gli sforzi diplomatici italiani affinché l'Albania accettasse il trattato, la situazione assunse una posizione di stallo finché il 6 aprile del 1939, a sera, giungeva da Roma la seguente comunicazione alla nostra Ambasciata: "Convoglio giungerà a Durazzo e negli altri porti stabiliti ore 4,30 di domani venerdì 7 aprile"