Il 25 ottobre 1912 un fulmine a ciel sereno scosse il torpore del nostro piccolo paesino, in un autunno ancora tardo a venire. Il dr. Nicola Gallo, medico condotto del paese fin dal luglio 1899, prese carta e penna e iniziò a scrivere. Ormai la decisione era presa, dopo lunghe meditazioni, dopo averla ricacciata indietro più volte.


Ill.mo Signor Sindaco … “ - il tono delle parole, nonostante la pacatezza del discorso, era eloquente – “ … dopo 13 anni e 3 mesi che ho prestato l’opera mia modesta, ma assidua, zelante, amorevole di medico condotto in questo Comune, senza aver preteso aumento di stipendio per l’accresciuta popolazione, per il rincaro della vita, per i non pochi servizi straordinari prestati nelle diverse epidemie coleriche e vaiolose, ed avendo rinunciato da tre anni ad usufruire della licenza annuale, come era mio diritto, e ciò per non aggravare di spese il bilancio comunale, …”.
Il dottore posò la penna, si alzò dal tavolo e si diresse verso la porta d’ingresso della sua povera casa. Dagli stipiti socchiusi si intravedeva uno scorcio di piazza e un pezzo del sagrato della Chiesa. Subito gli ritornarono alla mente tante scene degli ultimi 13 anni, tanti piccoli particolari che pensava dimenticati … Si asciugò il sudore, era calda quella giornata di estate avanzata, tornò a sedere e continuò a scrivere “ … sono costretto a rassegnare le mie dimissioni dalla carica di medico condotto e di ufficiale sanitario. E ciò perché la mia benevolenza e lo scrupoloso adempimento del mio dovere, anziché essere titolo per me di maggiori riguardi da parte degli amministratori e degli amministrati, incoraggiano questi ultimi a nuove pretese, che io non posso più tollerare. Nel pregare V.S. di prendere atto delle date dimissioni, La prevengo che io continuerò a prestare servizio sino al 31 corrente mese, rendendone contemporaneamente edotto il sig. Sottoprefetto.” A questo punto rilesse con calma tutto quello che aveva scritto, sembrò soddisfatto e appose la sua firma : Dr. Nicola Gallo.
Il giorno dopo la notizia si sparse in un baleno in ogni parte del paese. Il Sindaco Domenico Lapesa, in carica ormai da vent’anni (era stato eletto sindaco per la prima volta nel gennaio 1892), prese contatti anche con l’agguerrita minoranza consigliare di quegli anni, capeggiata da Ciro Lezzi, e convocò un Consiglio Comunale straordinario (e in seduta segreta) per il giorno 29 ottobre alle ore 19.00.
Alla fine di ottobre il sole è già abbondantemente tramontato alle sette della sera. I fanali al carburo, riaccesi l’anno prima dopo quasi vent’anni, illuminavano scarsamente la via Consolare. Quel giorno aveva piovuto e molti dei Consiglieri Comunali dovettero fare i conti con il fango che regnava sovrano nel tratto di strada che dalla via Nuova portava al Castello. Tra un’imprecazione e l’altra si arriva comunque alla sala dell’adunanza, al primo piano del palazzo d’Ayala. Data la segretezza della riunione c’è soltanto il segretario comunale, Domenico Leopizzi, e tutti i consiglieri tranne uno. Mancava, ma era giustificato perché si trovava fuori sede, l’avv. Giovanni Mennuti, assessore dal maggio dell’anno precedente.
Il Sindaco lesse la lettera del dottor Gallo e invitò i consiglieri ad esprimersi. Prese subito la parola Ciro Lezzi, che, come era nel suo carattere,  definì senza mezzi termini “troppo puerili” i motivi che avevano portato alle dimissioni ed esortò il Consiglio a respingerle. Dopo di lui parlò il consigliere Giuseppe Mazza, dicendo che non solo si  dovevano respingere le dimissioni del dr. Gallo, ma si dovevano anche migliorare le sue condizioni economiche,  per il caro vivere di quegli anni,  per l’accresciuta popolazione del Comune, per le tante benemerenze acquistate dal medico condotto  e  per l’obbligo che si voleva ingiungergli di visitare anche i malati all’estremo dell’abitato verso Roccaforzata, là dove alcuni paesani avevano iniziato ad edificare. Dopo qualche altro intervento dello stesso tenore, la decisione fu presa all’unanimità: dimissioni respinte, aumento di due decimi dello stipendio (20%), fitto del locale per l’armadio farmaceutico a carico del Comune già da agosto.
La mattina dopo, il Sindaco scrisse al dr. Gallo e lo informò che il Consiglio Comunale unanime faceva voti affinché egli volesse “…continuare a prestare l’opera sua … con quella assiduità, amore, zelo, diligenza e sapienza di che sempre ebbe a lodarsene”, lo informò quindi dei miglioramenti economici deliberati, facendosene egli stesso garante, e concluse con queste parole:  “ Nutro fiducia, anzi certezza, che anche pel plebiscito di stima, gratitudine e riconoscenza che questa popolazione tutta Le sta tributando, Ella vorrà recedere dal suo proposito di allontanarsi da questo Comune”.
Il giorno dopo, 31 ottobre 1912, il dottor Gallo prestò regolarmente il suo servizio, come aveva fatto negli ultimi tredici anni e tre mesi. Andò anche a visitare un malato che abitava in una delle case da poco edificate all’estremità verso Roccaforzata. Al tramonto, ritornando a casa, diede un’occhiata alla Chiesa, pensò di entrare un attimo a salutare il parroco, Don Cosimo Moscatelli, poi tirò avanti. La mattina dopo partì e non ritornò più.
Stava per iniziare l’era del dott. Francesco Pazienza… Ma questa è un’altra storia!